venerdì 4 settembre 2009

L'anno zero.

Cifra tonda, cioè. I quaranta, per capirci. Quest'anno, a ottobre compirò la cifra tonda, lo zero.... Ed è dall'anno scorso che non ci capisco più nulla, di quello che mi frulla nel cervello, nemmeno avessi davvero le farfalle, nella scatola cranica e non materiale organico. Ti si aggiunge un anno e sembra che devi tirar le somme di tutti i precedenti, come se ti toccasse far l'inventario di ciò che hai messo quarantanni a combinare per vedere di non far doppioni negli anni a venire.. e scopri che se hai avuto culo, ti stai simpatica, ma se la sfiga ha giocato a rimpiattino con te e ti ha beccato la maggior parte delle volte, ti chiedi che hai combinato... e che ne è stato di te e di tutte le belle fantasie che ti eri fatto quand'eri giovane ed innocente... o solo troppo idiota per capire. Capire cosa poi? Che nemmeno ora ci sto capendo niente di cosa voglio dalla vita?

Vent'anni di ricerca spirituale. Non scherzo. Son tanti che leggo, guardo il cielo, guardo il cuore alla ricerca di un senso del divino, ho anche pensato di aver trovato qualcosa che gli assomigliasse, ho divinato, pregato, meditato, praticato, fatto miliardi di cose, ed ora scopro che tutto ha poco senso, che credo ma non me ne frega niente, che alla fine sto bene anche senza spaccarmi la testa davanti all'altare... ed allora? Ho sbagliato qualcosa? Ho fallito? O sono solo davanti ad un altro sentiero, un nuovo bivio? E dove mi porta? E poi perché dovrei scegliere? Sto bene anche così.

L'amore... son single da anni, ormai. Ero parte di una coppia e mi riconoscevo in quell'identità parziale che ti da il fatto di esser partner di... poi, ho scoperto la gioia di esser solo io, il senso innegabile di libertà, di leggerezza, ed anche il corrispettivo in solitudine. Lo strambo è che il senso di solitudine lo sentivo anche in coppia, quindi non sono proprio sicuro di averci perso qualcosa. Si sta più felici in coppia? Forse, ma se non stai bene con te stessa, non stai bene in nessun modo, non ci raccontiamo palle. Nessuno ti salva l'anima se non sei capace di farlo tu. Nessuno risana le tue ferite affettive o riempie i tuoi buchi emotivi se non sei tu a metterci la pezza per prima, poche balle.

Il lavoro... a quarant'anni non dovresti avere un lavoro vero? Un mestiere? Qualcosa di sicuro, invece di vivere con il contratto in scadenza ogni due mesi? Ma dico, mi pigli per il culo? In Italia e con il governo che abbiamo da un decennio a questa parte? Come se non avessi colleghi e colleghe di 10/15 anni più grandi di me nella stessa medesima situazione, ma fammi il piacere! O messi peggio, perché il lavoro pensavano di avercelo, la sicurezza costruita e poi si son visti licenziare per esubero ed ora non sanno da che parte ricominciare.

Gli amici... sempre stati pochissimi ma buoni... e non cambia la situazione. Anzi, tendo a diventare sempre più eremita. E la cosa non mi disturba affatto, è questo il punto.

La vocazione.... la scrittura, cioè. Mi son sognata la carriera dell'autore per tutta la vita, ed ora mi guardo ed ho in mano solo tanti bei pensierini ben scritti ad intasarmi la memoria del pc ed i mille quaderni che ho stipati in casa. E non ho ancora pubblicato il libro della mia generazione. Eh, già, quello lo ha scritto Moccia e devo dire che sono quasi felice di non averlo fatto! Ed allora? Dove vado con questo bel film di voler scrivere? Da nessuna parte, al pc o sul divano, come sempre. Scrivo per il mio lettore principale, la stessa tizia che digita sui tasti. Ed anche in condizioni di pessimismo nero e cosmico, questa è la sola cosa vera che mi è rimasta attaccata addosso. Fosse anche solo per intasarmi il pc, questa è la sola cosa che resta intatta, la voglia e la volontà di scrivere, ovunque vada a finire sta roba. Qua non gioco a rimpiattino. Questo è ciò che mi da ancora un senso, ed allora lo faccio, continuo a farlo, anche in assenza di un perché.