martedì 31 gennaio 2012

Idee.

Le nuove idee mi vengono sempre a tarda sera. Così cozzano con l'esigenza di andare a letto presto per alzarmi all'alba la mattina. Maledetto lavoro. 
Ma un'idea mi insegue da sempre, ed in queste settimane sempre più violentemente. Di questo passo si farà strada verso la realtà più in fretta di quello che io stessa oso immaginare. Vedremo. 
Buonanotte, e buona fortuna. 

domenica 29 gennaio 2012

Adele - Someone Like You



Un nuovo blog?

Sono anni che colleziono storie strane di call center, e sto di nuovo pensando di farne un blog. A dire il vero il primissimo progetto era di farlo diventare un libro, ma sono anni che giro per siti e forum per editori esordienti, e trovare un editore non a pagamento che pubblichi una raccolta di racconti è un mestiere più impegnativo che scrivere o fare la centralinista, così mi sa che ripiego sul blog... meno lettori, è vero, ma almeno la visibilità è immediata e non mi devo far lo sbattone di cercare qualcuno che mi pubblichi. Ma il mio dubbio ormai è sempre lo stesso:  il tempo da dedicarci. Ormai è raro che riesca a dedicare alla scrittura più di mezz'ora al giorno, e dubito di riuscire a seguire il blog quanto meriterebbe e sopratutto quanto mi piacerebbe, per cui... esito, pronta a desistere. Eppure quelle storie vogliono esser narrate. 
Ci devo ancora pensare. 

Nevica.

E mi viene voglia di fare il pupazzo di neve. Quello che mi trattiene è solo il freddo: da amante dell'inverno passerei tutto il tempo all'aperto, da freddolosa come una gatta preferisco guardare la neve sul tetto di fronte dal caldo di casa mia, davanti al pc. Però è bellissima, innegabilmente. E poi domani ne vedrò e toccherò una dose ben oltre il mio desiderio, per cui pace. 

martedì 10 gennaio 2012

Storie vaganti.

Viaggio in bus da sempre, ed ormai i tempi di percorrenza diventano sempre più lunghi, visto quanto si sono dilatate le distanze che devo percorrere. E dato il tempo che ci passo, oltre a leggere ed ad ascoltare musica, per occupare il tempo chiaramente guardo anche gli altri passeggeri. Ripiombando così nel classico giochino malato di inventarmi storie sulle facce che vedo, ed ogni tanto ci sono facce che hanno ben più di una storia da raccontare. 
Elvis, per esempio. Avrà sessantanni, ad esser generosi. Alto come me, per cui sinceramente bassino, viste le mie dimensioni da hobbit. Largo almeno il doppio, e anche qua siamo su una robusta stazza. Veste sempre di pelle, nera e rossa. Ma non è per quello che gli ho dato quel soprannome, bensì per la bellissima parrucca che si porta inchiodata al cranio. No, non sono i suoi capelli a fare quella banana perfetta, ne sono certa. Oltre ad esser troppo nera e troppo immobile, sulla nuca, la prima cosa che ho visto di Elvis, c'è una vistosa cucitura, si vede che sono troppi anni che la porta. E sono proprio i capelli ad avergli guadagnato quel soprannome, nella mia testa: il Re ne sarebbe stato orgoglioso, salvo che la sua di banana era vera. La prima volta che l'ho visto sul sessantadue stava solo guardando fuori, in attesa della sua fermata. La seconda, era seduto ed ascoltava musica, in cuffia. E l'ho beccato: suonava air guitar e scommetterei il pranzo su quello che stava ascoltando. Se non era il re, era Bobby Solo. Che altro? La terza era in piedi, e mi sono potuta godere la vista dei suoi stivaletti. Giuro che non ho mai visto un pitone rosa fucsia, ma per quegli stivaletti doveva aver trovato l'unico al mondo. Da allora non l'ho più rivisto, ma non vedo l'ora. Se lo vedete in giro per Torino, fateci caso, quando cammina molleggia. 
Un mito.