sabato 4 febbraio 2012

Luoghi della mente.

Una frase di uno dei miei personaggi preferiti mi ha sempre fatto pensare. Albus Silente dice ad Harry Potter, ad un certo punto "ma se anche succede solo nella tua mente, perché non dovrebbe essere vero?". Cito a memoria, per cui non so se è precisa, come citazione, ma il senso è quello. 
Ci ho ripensato in seguito al modificarsi, per fortuna in positivo, del mio stato d'animo, di recente. Ed ho ritrovato anche voglia di scrivere ed ispirazione, anche se è pur vero che ce l'ho finchè non arrivo a casa, allora la stanchezza mi vince insieme con la comodità del piumino, e non riesco quasi mai a scrivere tutto quello che penso. Eppure questo pensiero mi insegue. Ci sono cose che a volte immagini soltanto, racconti come sogni, e finiscono per diventare in qualche modo reali. Faccio un esempio a cui mi sto di nuovo appassionando, che è il mondo di Tolkien: lo scrittore lo ha immaginato, sognato, raccontato. La storia ha toccato infiniti lettori, ed è diventata una serie di film, per altro bellissimi, e anche un mondo che per tantissimi fans non è solo un luogo della mente ma in qualche modo è reale, attraverso il cosplay a tema. Ed i luoghi della mente sono tanti, non solo quelli legati ad un romanzo fantasy. Anche luoghi reali sono diventati luoghi della mente, quando la loro presenza si è diffusa nelle storie di coloro che non ci sono mai nemmeno stati, ma li hanno citati nelle loro storie. E così che è successo a tanti posti, da Venezia a New York, per dirne due a casaccio. 
Contemporaneamente mi vengono in mente un paio di conoscenti con cui avevo parlato circa un anno fa, proprio su questo tema.. o meglio, su un tema collaterale, che è quello di riuscire a vivere l'esistenza con fantasia, con immaginazione. I due fanno parte di tutta quella a mio personalissimo avviso triste schiera di persone senza fantasia, ancorati solo alla realtà, che percepiscono l'immaginazione come se fosse una menzogna, una falsità che nega il mondo reale, senza riuscire a capire che la fantasia non è un colore in meno, semmai è un colore in più... non so davvero come si riesca a vivere senza immaginare anche universi paralleli, senza pensare a come raccontare la realtà, oltre che a viverla. Pensare a narrare il reale è un modo per viverlo più volte, per sovrapporre strati esistenziali al reale, per scendere in profondità, per spiegarlo e vederlo da punti di vista alternativi. Vivere senza questo genere di prospettiva mi pare vivere con i paraocchi...
Per me la realtà è come una torta multistrato: quella che si vede è solo la superficie, ma ci sono altri strati, altri luoghi, sotto e sopra, che si possono indagare. E tanti sono quelli che esistono solo nella testa di chi guarda e cerca, ma per quale ragione non dovrebbero esser veri?