sabato 9 aprile 2011

A te.

Nadia Menegato, 9 Febbraio 1947 - 26 Marzo 2011

In te sono stato albume, uovo, pesce,
le ere sconfinate della terra ho attraversato nella tua placenta,
fuori di te sono contato a giorni.

In te sono passato da cellula a scheletro,
un milione di volte mi sono ingrandito
fuori di te l'accrescimento è stato immensamente meno.
Sono sgusciato dalla tua pienezza
senza lasciarti vuota
perché il vuoto l'ho portato con me.

Sono venuto nudo, mi hai coperto.
Così ho imparato nudità e pudore,
il latte e la sua assenza.

Mi hai messo in bocca tutte le parole,
a cucchiaini, tranne una.
Mamma.
Quella l'inventa il figlio,
sbattendo le due labbra
quella l'insegna il figlio.

Da te ho preso le voci del mio luogo,
le canzoni, le ingiurie, gli scongiuri,
da te ho ascoltato il primo libro,
dietro la febbre della scarlattina.

Ti ho dato aiuto a vomitare,
a friggere le pizze,
a scrivere una lettera,
ad accendere un fuoco,
a finire le parole crociate.
Ti ho versato il vino ed ho macchiato la tavola.
Non ti ho messo un nipote sulle gambe,
non ti ho fatto bussare ad una prigione,
non ancora.

Da te ho imparato il lutto,
e l'ora di finirlo.

A tuo padre somiglio, a tuo fratello,
non sono stato un figlio.
Da te ho preso gli occhi chiari,
non il loro peso,
a te ho nascosto tutto.

Ho promesso di bruciare il tuo corpo,
di non darlo alla terra. Ti darò al fuoco,
fratello del vulcano che ci orienta il sonno
ti spargerò nell'aria dopo un acquazzone,
all'ora dell'arcobaleno
che ti faceva spalancare gli occhi.

Erri de Luca.