giovedì 10 dicembre 2009

oltre vi era solo luce

La guerra durava da secoli, all’apparenza, ma infine terminò, non importa chi la vinse, l’avevano persa tutti i contendenti. Il vecchio guerriero sosteneva un giovane compagno, piangente e ferito, cercando di aiutarlo a sopravvivere fino all’arrivo dei soccorsi e intanto guardava attorno a sé il campo di battaglia, coperto di corpi martoriati e di mezzi da guerra devastati: non sapeva se aveva vinto o perso, non sapeva nemmeno più che cosa avesse fatto finire la battaglia, riusciva solo a pensare ”Grazie”.
Fu un attimo: misero il piede su di una mina o su una bomba inesplosa.
Il vecchio guerriero si sentì sollevare e vide il proprio corpo dilaniato sotto di sé, accanto a quello del proprio compagno, che ancora urlava, le gambe tranciate ed il ventre dilaniato. Alzò lo sguardo, senza provare nulla: si sentiva alleggerito, distaccato, come se si fosse tolto un peso ormai insopportabile. Comprese di non aver mai voluto sopravvivere alla fine di quella guerra. Alzò lo sguardo verso il paesaggio attorno, che dal campo di battaglia non aveva mai potuto vedere e vide ciò perciò aveva combattuto e fu lieto di aver perso, perché, ora lo comprese, la sua fazione aveva perso: volevano conquistare la città della gioia.
La vide, costruita sulle colline, sembrava che le case fossero costruite direttamente sugli alberi, solo gli edifici più grandi, ed erano davvero imponenti, partivano da terra, come torri dai muri e dai tetti multicolori, a guglia. Gli alberi giganteschi ospitavano piccole case, in cui abitavano famiglie dagli abiti multicolori, gente davvero piena di gioia, meravigliose creature felici che lui aveva odiato e desiderato distruggere per impossessarsi della loro felicità ed ora capiva che non avrebbe mai potuto accadere, perché distruggendoli avrebbe distrutto ciò che li rendeva così felici. Ora che guardavano in lontananza i fumi levarsi dal campo di battaglia, tra cui si diffondeva la voce che la guerra era finita, vide che erano felici e che cominciavano a cantare, ma che conservavano anche la pena e la compassione per tutti i morti inutili che essa aveva generato e sentì che era anche per lui e ne fu commosso e grato. Il vecchio fu colto da orrore per il suo odio e si pentì amaramente di aver voluto conquistare ed uccidere quella gente che ora capiva essere così pacifica, mentre la sua fazione aveva voluto la guerra in odio ad un popolo così sereno e prospero. Chiese perdono e lo ottenne. Si guardò attorno e ciò che vide gli avrebbe mozzato il fiato, se avesse avuto ancora polmoni con cui respirare: in aria volavano cose che lui non aveva mai ne visto ne sognato.
Avevano l’aspetto di pesci, erano giganteschi, semitrasparenti e lucidi come se fossero fatti di vetro, ma si muovevano sinuosamente, come se in realtà non fossero rigidi ma flessibili. Dentro di essi vide passeggeri, gente che guardava il luogo della battaglia e comprese che erano sempre stati sopra di loro, senza mai intervenire ma solo guardando, anche se nessuno li aveva mai visti prima. Sembravano delfini, meduse, orche, balene, tutti pieni di gente che guardava fuori. Da uno di essi qualcuno parve guadare nella sua direzione, ma lui era certo che non potessero vederlo, dopotutto era morto, no? Mentre se lo domandava vide arrivare l'aeronave più grossa di tutte, a forma di orca, coi vetri che le formavano il corpo variopinti e mutevoli, come se fossero fatti di bolle di sapone. Il mezzo procedeva lentamente, scodinzolando, muoveva la testa come se fosse vivo e si stesse guardando attorno, ma lui poté guardarvi dentro e vide che portava una sola passeggera, in piedi davanti ad una balconata su un soppalco su cui c’era quello che pareva un trono meraviglioso, delicato ed elegante come un disegno liberty. La donna era bellissima, con un’acconciatura elaboratissima che reggeva una delicata coroncina d’oro, era vestita con un abito la cui stoffa sembrava la seta più delicata e leggera che avesse mai visto, guardava il campo di battaglia con infinita compassione ed amorevolezza. Lei era Iside e quando lui lo capì ella guardò verso di lui e lo vide. Il guerriero si sentì colmare di un amore e di una compassione infiniti, comprese come anche la sua battaglia non era completamente persa o inutile se solo lui avesse accettato di riprovare e tornare indietro, ma prima chiese ad Iside se la città fosse salva. Lo era. Lo invitò a salire sul suo mezzo, egli attraversò la parete come se fosse stata davvero solo un lieve velo di sapone e quando passò di là…
oltre vi era solo luce.