giovedì 1 marzo 2012

Il cielo su Torino.

Il cielo su Torino  ogni tanto pare quasi inseguirmi. 
Mi muovo tra bus e portici, mentre vado e torno dal lavoro, sempre più infinite ore di cammino.... ma racimolo tempo per me e le mie letture e mi par sempre troppo poco. 
Ed io che mangio troppo, bevo troppo e dormo poco, vedo il tempo scorrermi via a doppia velocità... mi perdo tra un viaggio e l'altro, giornate identiche che mi scorrono lunghissime addosso ma divorano una settimana dopo l'altra, rapide e furtive. Dove va il mio tempo? Dove vanno i sogni che ho fatto? Dove vanno i progetti che mi sbocciano in testa e non diventano mai frutti?
Solo il cielo è sempre immoto. Cambia ogni giorno, ma sta sempre là a guardarmi passare, formichina smarrita. Ed io restituisco lo sguardo, cercando un altro sentiero.
Per andare dove? Chi lo sa? 

Forse a seguire le tracce di Bilbo. 

sabato 4 febbraio 2012

Luoghi della mente.

Una frase di uno dei miei personaggi preferiti mi ha sempre fatto pensare. Albus Silente dice ad Harry Potter, ad un certo punto "ma se anche succede solo nella tua mente, perché non dovrebbe essere vero?". Cito a memoria, per cui non so se è precisa, come citazione, ma il senso è quello. 
Ci ho ripensato in seguito al modificarsi, per fortuna in positivo, del mio stato d'animo, di recente. Ed ho ritrovato anche voglia di scrivere ed ispirazione, anche se è pur vero che ce l'ho finchè non arrivo a casa, allora la stanchezza mi vince insieme con la comodità del piumino, e non riesco quasi mai a scrivere tutto quello che penso. Eppure questo pensiero mi insegue. Ci sono cose che a volte immagini soltanto, racconti come sogni, e finiscono per diventare in qualche modo reali. Faccio un esempio a cui mi sto di nuovo appassionando, che è il mondo di Tolkien: lo scrittore lo ha immaginato, sognato, raccontato. La storia ha toccato infiniti lettori, ed è diventata una serie di film, per altro bellissimi, e anche un mondo che per tantissimi fans non è solo un luogo della mente ma in qualche modo è reale, attraverso il cosplay a tema. Ed i luoghi della mente sono tanti, non solo quelli legati ad un romanzo fantasy. Anche luoghi reali sono diventati luoghi della mente, quando la loro presenza si è diffusa nelle storie di coloro che non ci sono mai nemmeno stati, ma li hanno citati nelle loro storie. E così che è successo a tanti posti, da Venezia a New York, per dirne due a casaccio. 
Contemporaneamente mi vengono in mente un paio di conoscenti con cui avevo parlato circa un anno fa, proprio su questo tema.. o meglio, su un tema collaterale, che è quello di riuscire a vivere l'esistenza con fantasia, con immaginazione. I due fanno parte di tutta quella a mio personalissimo avviso triste schiera di persone senza fantasia, ancorati solo alla realtà, che percepiscono l'immaginazione come se fosse una menzogna, una falsità che nega il mondo reale, senza riuscire a capire che la fantasia non è un colore in meno, semmai è un colore in più... non so davvero come si riesca a vivere senza immaginare anche universi paralleli, senza pensare a come raccontare la realtà, oltre che a viverla. Pensare a narrare il reale è un modo per viverlo più volte, per sovrapporre strati esistenziali al reale, per scendere in profondità, per spiegarlo e vederlo da punti di vista alternativi. Vivere senza questo genere di prospettiva mi pare vivere con i paraocchi...
Per me la realtà è come una torta multistrato: quella che si vede è solo la superficie, ma ci sono altri strati, altri luoghi, sotto e sopra, che si possono indagare. E tanti sono quelli che esistono solo nella testa di chi guarda e cerca, ma per quale ragione non dovrebbero esser veri? 

martedì 31 gennaio 2012

Idee.

Le nuove idee mi vengono sempre a tarda sera. Così cozzano con l'esigenza di andare a letto presto per alzarmi all'alba la mattina. Maledetto lavoro. 
Ma un'idea mi insegue da sempre, ed in queste settimane sempre più violentemente. Di questo passo si farà strada verso la realtà più in fretta di quello che io stessa oso immaginare. Vedremo. 
Buonanotte, e buona fortuna. 

domenica 29 gennaio 2012

Adele - Someone Like You



Un nuovo blog?

Sono anni che colleziono storie strane di call center, e sto di nuovo pensando di farne un blog. A dire il vero il primissimo progetto era di farlo diventare un libro, ma sono anni che giro per siti e forum per editori esordienti, e trovare un editore non a pagamento che pubblichi una raccolta di racconti è un mestiere più impegnativo che scrivere o fare la centralinista, così mi sa che ripiego sul blog... meno lettori, è vero, ma almeno la visibilità è immediata e non mi devo far lo sbattone di cercare qualcuno che mi pubblichi. Ma il mio dubbio ormai è sempre lo stesso:  il tempo da dedicarci. Ormai è raro che riesca a dedicare alla scrittura più di mezz'ora al giorno, e dubito di riuscire a seguire il blog quanto meriterebbe e sopratutto quanto mi piacerebbe, per cui... esito, pronta a desistere. Eppure quelle storie vogliono esser narrate. 
Ci devo ancora pensare. 

Nevica.

E mi viene voglia di fare il pupazzo di neve. Quello che mi trattiene è solo il freddo: da amante dell'inverno passerei tutto il tempo all'aperto, da freddolosa come una gatta preferisco guardare la neve sul tetto di fronte dal caldo di casa mia, davanti al pc. Però è bellissima, innegabilmente. E poi domani ne vedrò e toccherò una dose ben oltre il mio desiderio, per cui pace. 

martedì 10 gennaio 2012

Storie vaganti.

Viaggio in bus da sempre, ed ormai i tempi di percorrenza diventano sempre più lunghi, visto quanto si sono dilatate le distanze che devo percorrere. E dato il tempo che ci passo, oltre a leggere ed ad ascoltare musica, per occupare il tempo chiaramente guardo anche gli altri passeggeri. Ripiombando così nel classico giochino malato di inventarmi storie sulle facce che vedo, ed ogni tanto ci sono facce che hanno ben più di una storia da raccontare. 
Elvis, per esempio. Avrà sessantanni, ad esser generosi. Alto come me, per cui sinceramente bassino, viste le mie dimensioni da hobbit. Largo almeno il doppio, e anche qua siamo su una robusta stazza. Veste sempre di pelle, nera e rossa. Ma non è per quello che gli ho dato quel soprannome, bensì per la bellissima parrucca che si porta inchiodata al cranio. No, non sono i suoi capelli a fare quella banana perfetta, ne sono certa. Oltre ad esser troppo nera e troppo immobile, sulla nuca, la prima cosa che ho visto di Elvis, c'è una vistosa cucitura, si vede che sono troppi anni che la porta. E sono proprio i capelli ad avergli guadagnato quel soprannome, nella mia testa: il Re ne sarebbe stato orgoglioso, salvo che la sua di banana era vera. La prima volta che l'ho visto sul sessantadue stava solo guardando fuori, in attesa della sua fermata. La seconda, era seduto ed ascoltava musica, in cuffia. E l'ho beccato: suonava air guitar e scommetterei il pranzo su quello che stava ascoltando. Se non era il re, era Bobby Solo. Che altro? La terza era in piedi, e mi sono potuta godere la vista dei suoi stivaletti. Giuro che non ho mai visto un pitone rosa fucsia, ma per quegli stivaletti doveva aver trovato l'unico al mondo. Da allora non l'ho più rivisto, ma non vedo l'ora. Se lo vedete in giro per Torino, fateci caso, quando cammina molleggia. 
Un mito. 

mercoledì 28 dicembre 2011

Yule 2011

Ed è passato anche Natale... o Yule, come preferisco pensarlo. E malgrado mancasse una persona molto importante, non è stato malaccio. Tutto il resto della stramba famiglia ci si è stretto attorno ed alla fine è stato piacevole. Persino cucinare per tutti è stato divertente, alla fine. Dopo tutto almeno ora cucina e salotto hanno guadagnato una parvenza di ordine, il che è un gradevole effetto secondario. Il resto della casa è ancora un macello, ma almeno nella parte living...
Una cosa mi ha fatto molto ridere.... le facce dei parenti che ti chiedono quanti anni hai e scoprono con sgomento che hai passato gli Anta. È un doppio trauma: gli si frantuma l'idea che tu sia sempre la ragazzina di famiglia e fanno improvvisamente i conti con il fatto che sono passati anche per loro quarant'anni da quando ti hanno vista neonata o poco più. Hanno di fronte la tua faccia ormai adulta e la loro ormai vecchia, e credo che questo doppio incontro con la realtà sia un brutale dono natalizio.
Pazienza. Tanto anche per me ogni tanto è un trauma scoprire che ho l'età della mamma di alcuni miei colleghi con cui condivido non solo il posto di lavoro ma anche gli interessi culturali ed i gusti musicali. Soffro io di PeterPanismo, senza dubbio. Eppure ogni tanto mi chiedo quanta distanza esista davvero tra le generazioni, ormai. Vivo con mia nonna che ha novant'anni, ma tra me e lei ci sono circa centocinquant'anni di differenza culturale. Ed anche mia madre della modernità conosceva piuttosto poco, non sapeva usare un pc, del resto, ed anche parecchie mie coetanee non lo sanno nemmeno accendere. Io d'altro canto non solo uso internet e scrivo blog, e visto che ascolto metal e gioco al pc, passo per una nerd con dieci anni in meno..
Bizzarrie della modernità. Eppure è anche un motivo di maggior difficoltà di comunicazione con le altre generazioni. Spesso tra genitori e figli gli argomenti sono sempre meno, e tutta questa differenza culturale fa si che i figli spesso abbiano maggiori competenze dei genitori in settori, come quello tecnologico, che diventa sempre più preminente nelle nostre vite. Il risultato di tutto questo è che i genitori finiscono con il non aver più lo stesso ruolo educativo nei confronti dei figli, che sempre prima si rendono conto di saperne di più dei genitori... quale traccia lascerà questo nelle menti dei ragazzi? Se sono le stesse che ha lasciato nella mia lo scoprire che vent'anni fa ne sapevo più io dei vecchi pc di mia madre, non sarà bella.
Ma forse gli spazi si colmano su altri terreni. Tanto è vero che anche andandosene mia madre è riuscita a lasciarmi un'altra insospettabile eredità: le relazioni. Quella rete di luce e di affetti che si era cucita attorno, e che si è palesata a me quando è venuta a mancare lei. Ed io dall'alto della mia tecnologia non sono altrettanto brava a intessere.
Allora forse tutta questa distanza non c'era...

Buon Natale, mamma... ovunque tu sia ora.

lunedì 7 novembre 2011

Gatti e pioggia

Anacleto si è trasformato. Non è più un gatto, almeno, non esteriormente. Dentro lo so, è ancora un gatto, sa di esserlo e per dimostrarlo mi lancia un flebile miagolio quando gli passo accanto. Ma esteriormente non lo è decisamente più. Si è trasformato del tutto in un cuscino peloso rotondo, di corpose dimensioni ed onesto peso, incollato al divano, da dove sorveglia tutto con la sola parte vivente del suo corpo, l'orecchia destra. Quel triangolino peloso si inclina nella mia direzione ogni volta che mi muovo e dal corpicino appallottolato emerge un flebile cigolio ogni volta che mi avvicino, e se mi azzardo a toccarlo, partono le fusa ed emerge una minuscola fettina di occhio, a guardarmi curioso e quasi divertito. 
Quanto lo invidio. Vorrei ogni tanto poter invertire le nostre posizioni, io acciambellata sul divano a dormire e cigolare, e lui a girare per casa, per preparare due cene in tempi diversi, una spesa doppia, le bollette, un lavoro sgradito... e tante coccole e grattini quando torna a casa. 
Ok. Le ultime sono le sole che gradisco anche da bipede. 

giovedì 20 ottobre 2011

Poesia?

Con la rima non ci so fare.
Dalle parole mi lascio ingannare.
Vanno dove vogliono andare.
Ma con loro mi va di scherzare.

Inganno il tempo in attesa di quello
che stando al libro sarebbe un arrosto
ma che con l'aggiunta di un buon vinello
diventa un brasato a cui in tavola far posto.

Non rammento se ho pronto anche il dolce.
Altrimenti partiremo immantinente
a camminare illuminati dalla luna a falce
a cercare zucchero per la mente.

Niente da fare, con la poesia non so parlare.
Ma con le rime si può sempre scherzare.
Persino una mezza cena può diventare
un sonetto con cui ridacchiare.

sabato 1 ottobre 2011

...

Quanto tempo è passato dall'ultima volta in cui ho aggiornato questo blog? Tanto, tantissimo.
Mi si è letteralmente trasformata l'esistenza, nel frattempo.
La cosa che è rimasta intatta, paradossalmente, è la voglia di scrivere. Anzi, malgrado abbia scritto pochissimo qua sopra, si è persino incrementata. Le mie storie sono andate avanti, ed anzi alcune stanno prendendo sviluppi imprevisti. Non solo blog, anche se è ancora presto per parlare di altro. Sono contenta. Magari continuerò a non scrivere molto in questo blog, ma so che scrivere, uno dei miei motori interiori più potenti, continua a guidarmi in altre direzioni.
Che dire.. stay rock!

lunedì 25 aprile 2011

Silenzio

Lo cerco. Riempio la casa di musica, ma cerco dentro di me il silenzio per trovare di nuovo la mia identità in questa follia. Ritrovo la magia, reale, nelle cose che faccio quotidianamente per ampliare i miei spazi in un luogo che ancora non mi appartiene. È faticoso, è un lavoro che non riesco a concludere malgrado tutti i miei sforzi, che necessita tempo, spazio, fatica ed è tutt'altro che semplice, ma cerco di farne ogni giorno un pezzo, sforzandomi di non lasciar troppo spazio alla disperazione. Ho bisogno di comunicare, di scrivere quello che sento, fosse anche nelle pagine ambigue di un blog nato per altro, ma sento la necessità di raccontare almeno in parte quello che sto vivendo. Un trasloco mescolato all'elaborazione di un lutto improvviso e devastante, che mette in discussione violentemente tutta la mia vita. Mi rimetto in gioco, necessariamente, cercando di ritrovarmi, nelle piccole cose, come libri, quaderni, spazi internettiani in cui so di entrare solo io, sono modi che mi aiutano a ridarmi un senso, una normalità. Scrivo furiosamente qua, perchè non riesco nemmeno ad aver il tempo per rileggermi e ordinare i miei pensieri perchè diventino leggibili, ma non posso fare altrimenti. Ho necessità di scrivere, di far uscire qualcosa del tutto furioso che mi urla dentro, o esplodo come una pentola a pressione troppo piena abbandonata sul fuoco.
Il mio umore è ballerino come il tempo, passo dalla luce accecante dei progetti alla pioggia di dolore che cerco di arginare, ma che ogni tanto bisogna lasciar sfogare.... e tra questi due estremi cerco di andare avanti, malgrado tutto, malgrado abbia apparentemente perso quasi tutti i miei punti saldi. Eppure ci sono, miracolosamente una parte di me numinosa e forte resiste sempre ed emerge proprio nei momenti di bisogno. Una voce interiore, bella, luminosa e potente che mi riempie di speranza, di chiarezza, anche e sopratutto quando dentro di me ci sono tenebra e tempesta. Per fortuna è la voce che ascolto con più attenzione.
Sono le sette, e dopo una giornata di sole ha cominciato improvvisamente a piovere.

Trasloco.

I primi libri che metti a posto durante un trasloco ti dicono molto di te stesso.... ne ho già mossi quasi la metà, tra narrativa, manualistica, saggistica, esoterismo.... sono circa un migliaio, ed altrettanti mi attendono nell'altra casa per esser portati qua. Sarà lunga, anche perchè in quella nuova ce ne sono quasi il doppio a cui trovar posto, visto che ho ereditato la libreria di una lettrice anche più vorace di me, e di gusti diversissimi, per cui ci sono pochissimi doppioni. Ma qualcosa ho già cominciato a mettere in ordine... e guarda caso ci sono i libri di esoterismo e magia, tra questi. Per quanto sia andata in crisi "religiosa" un paio di anni fa, la wicca fa ancora talmente tanto parte del mio modo di essere e di pensare che i primi libri che ho voluto mettere a posto sono quelli legati proprio alla ricerca magica e spirituale. Non a caso, sono almeno quattro mesi che ho ripreso, con calma e cautela, a meditare, a fare piccoli incantesimi... e sono felice di averlo fatto. Oggi che contemplo i cocci di una vita stravolta, posso almeno trovare punti saldi a cui aggrapparmi, sapendo che mi sosterranno robustamente. E la magia, la wicca, la ricerca interiore, sono indubbiamente uno dei miei punti più saldi.
Gli altri? Ah, sono ancora in giro. Sto cercando da giorni Bukowsky e Richler, li stavo leggendo prima e non li ho ancora finiti, ma chissà dove si sono nascosti... ah, pazienza, salteranno fuori, di qua ad agosto! XPPP

sabato 9 aprile 2011

A te.

Nadia Menegato, 9 Febbraio 1947 - 26 Marzo 2011

In te sono stato albume, uovo, pesce,
le ere sconfinate della terra ho attraversato nella tua placenta,
fuori di te sono contato a giorni.

In te sono passato da cellula a scheletro,
un milione di volte mi sono ingrandito
fuori di te l'accrescimento è stato immensamente meno.
Sono sgusciato dalla tua pienezza
senza lasciarti vuota
perché il vuoto l'ho portato con me.

Sono venuto nudo, mi hai coperto.
Così ho imparato nudità e pudore,
il latte e la sua assenza.

Mi hai messo in bocca tutte le parole,
a cucchiaini, tranne una.
Mamma.
Quella l'inventa il figlio,
sbattendo le due labbra
quella l'insegna il figlio.

Da te ho preso le voci del mio luogo,
le canzoni, le ingiurie, gli scongiuri,
da te ho ascoltato il primo libro,
dietro la febbre della scarlattina.

Ti ho dato aiuto a vomitare,
a friggere le pizze,
a scrivere una lettera,
ad accendere un fuoco,
a finire le parole crociate.
Ti ho versato il vino ed ho macchiato la tavola.
Non ti ho messo un nipote sulle gambe,
non ti ho fatto bussare ad una prigione,
non ancora.

Da te ho imparato il lutto,
e l'ora di finirlo.

A tuo padre somiglio, a tuo fratello,
non sono stato un figlio.
Da te ho preso gli occhi chiari,
non il loro peso,
a te ho nascosto tutto.

Ho promesso di bruciare il tuo corpo,
di non darlo alla terra. Ti darò al fuoco,
fratello del vulcano che ci orienta il sonno
ti spargerò nell'aria dopo un acquazzone,
all'ora dell'arcobaleno
che ti faceva spalancare gli occhi.

Erri de Luca.

venerdì 11 marzo 2011

Ohibò.

Ho davvero troppi blog... non mi ricordo mai su quale scrivere e con quale account. Forse questo tanto vale che lo dichiari abbandonato, ormai. Non ha nessun senso tenerne troppi, se non riesco a gestirli. Cercatemi sull'altro:
Parole in sala da tè

giovedì 13 gennaio 2011

Paradossi.

Ho ritrovato la voglia di scrivere. Il piacere di farlo. L'intenzione di andare fino in fondo.
Peccato non avere il tempo, maledizione!

martedì 23 novembre 2010

Rarità

Già, è proprio una rarità che io mi ricordi di questo blog, ma tant'è. Il mal tempo mi mette di mal umore, e finisco per girare nel web a caccia di quello che ho dimenticato, e riecco spuntare il blog. Ho il serio sospetto che non lo legga mai nessuno a parte me, e devo dire che la cosa non mi tocca particolarmente. Ho scoperto di avere altre vetrine, per le cose che scrivo, e questo alla fine è solo uno dei tanti posti dove scrivere.
E' uno strano periodo, l'autunno. Cala l'umore, in generale, ma in qualche modo è saggio che accada. Come diceva Pratt, in un'avventura di Corto, più un'anima è grande e profonda più tempo impiega a conoscere se stessa del tutto, senza ombre ne dubbi. E di ombre ne trova sempre, forse più degli altri, per cui è fisiologico incontrare lati in ombra. La questione è sapere cosa farne. La cosa più sensata è illuminare quello che si può e far pace con il resto, quello che non puoi mettere a posto. Il difficile è capire che cosa puoi o non puoi mettere a posto, a ben vedere... ma alla fine, se non riesci a metterci una pezza, la sola cosa che resta è far pace con se stessi.
Dopo tutto bisogna passar la vita con se stessi, è il caso di starsi simpatici, almeno.

mercoledì 20 ottobre 2010

tempo

Ne passa sempre troppo tutto in fretta, ed io mi dimentico delle cose... come di questo piccolo blog, per esempio. La vita mi risucchia e si mangia tutte, o quasi, le storie che vorrei poter raccontare. Me le scribacchio su un taccuino paziente, che ingoia silenziosamente i miei appunti, quasi custodisse anche la mia speranza di farle evolvere in vere storie, prima o poi, ma restano lì, a riempirmi di sorpresa quando lo riapro e rileggo. Ma almeno le scrivo, fosse anche per sommi capi, e le custodisco. Da qualche parte, prima o poi, qualcuno le leggerà, ed allora non saranno perdute del tutto.

domenica 13 giugno 2010

oblio

L'oblio è una gran cosa, a dire la verità.... ma quasi solo se sei consapevole di cosa ti lasci dietro, direi. Allora, quando lo sai, quando lo fai volontariamente, lasciarti alle spalle tutto è una grazia, una benedizione consapevole. Altrimenti ti lascia solo un vuoto, e basta.
Il tuo cammino si fa più spazioso, quando dimentichi tutto.
Il solo nemico è la solitudine. Tagli tutto, rami secchi e rami verdi... e prima di veder ricrescere tutto passa del tempo. Magari sono rami più forti, ma non puoi saperlo finchè non li vedi crescere ed in certe fasi guardi i germogli ed aspetti e vorresti far andare il tempo ancora più velocemente, per trovare risposte, spiegazioni, quelle che non avevi trovato prima, o che prima non ti avevano soddisfatto. Mi son detto che quando devi solo darti il bianco, dentro, o lavar le tende, non hai bisogno di buttar giù il tetto, ma alle volte non basta. Ogni tanto il solo modo per rinnovare tutto realmente è tirar giù tutto e ricominciare da capo, anche se ti pare di non averne più nessuna voglia, anche se pensi di non farcela più a ricostruire tutto quanto. Anche se pensi di averlo già fatto, ma non basta. Non è abbastanza, e solo quando guardi per l'ennesima volta le macerie te ne rendi conto, del sollievo che ti danno. Quando tutto è distrutto, quando è rimasta solo polvere e cocci, allora soltanto puoi scegliere i pezzi migliori e riprovare ad usarli per ricostruire.. e se non ne trovi, pazienza, vuol dire che si cercano materiali migliori. La strada è lunga, ancora, tempo pare ce ne sia sempre. E se non ci fosse, pazienza. Almeno è valsa la pena provarci di nuovo.